L’alta pianura del Friuli centrale, compresa tra le colline moreniche a nord la linea delle risorgive a sud ed i corsi del Tagliamento a occidente e del Torre a oriente, fu teatro a partire dalla tarda preistoria di un fenomeno che ha inciso profondamente sul paesaggio naturale.
Le genti che qui vissero all’incirca tra il 2000 a.C. e il 350 a.C., in un periodo che gli archeologi chiamano protostoria, occuparono stabilmente questo territorio innalzando tombe simili a colline, i “tumuli”, e costruendo su alture, dossi fluviali o in pianura i “castellieri”, villaggi muniti di terrapieni, imponenti cinte difensive in terra, ghiaia e legno.
Terra e ghiaia erano contenute da un basso gabbione costruito con tronchi, probabilmente di quercia, disposti in modo tale da conferire al terrapieno, ad opera compiuta, un profilo all’incirca troncopiramidale.
Una volta tracciato il perimetro dell’area destinata all’abitato, cominciò lo scavo dei fossati. Da questi furono ricavati i materiali – limo, ferretto e ghiaie – per la costruzione della primitiva fortificazione.
Per renderlo difficilmente valicabile e per proteggere le persone, sul colmo fu eretta una palizzata in legno. Il dislivello da superare era poi aumentato dalla presenza, alla base, di un fossato.
Prendendo come esempio il castelliere di Savalons nel comune di Mereto di Tomba, possiamo verosimilmente affermare che in un periodo entro il XIV-XIII secolo a.C. (fine Bronzo Medio-inizi Bronzo Recente), il terrapieno fu accresciuto e modificato: il versante interno fu sagomato con due gradoni, sulla sommità e su parte del versante esterno fu creato un largo cassone ligneo pure riempito con falde selezionate di terra e ghiaia. Due palizzate poste una sul margine esterno del cassone e l’altra, ad una quota più bassa, sul versante esterno, impedivano l’accesso a chi volesse assalire il villaggio. Un nuovo fossato, in sostituzione di quello più antico, fu scavato all’esterno.
Prendendo a riferimento il castelliere di Sedegliano possiamo stimare che, verosimilmente tra una fase avanzata del Bronzo Recente e gli inizi del Bronzo Finale (intorno alla prima metà del XII secolo a.C.) la comunità che occupava il castelliere sottopose la cinta difensiva ad un’ultima, radicale trasformazione che portò l’opera alle ragguardevoli dimensioni di 22 m di larghezza e di 3,5-4 m di altezza.
Come in tutti i castellieri ci sono tre fasi costruttive. In questa fase, al di sopra delle falde del vecchio terrapieno fu predisposto sul versante esterno un sistema di cassoni lignei modulari di circa 2 m di lato, concatenati gli uni agli altri e riempiti di falde di ghiaia e terra. Il lato interno della cinta fu scandito da tre gradoni composti da cassoni, di dimensioni scalari colmati di ghiaia e ciottoli. A completamento delle difese fu realizzato un nuovo fossato, profondo 2,20m e largo non meno di 15m, sul cui fondo furono piantate quattro palizzate disposte parallelamente al terrapieno.
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